VANTAGGI DEI TETTI A VERDE
Il costruito, negli ultimi decenni, ha sostituito intere distese di terra verde. Nelle nostre città tra un muro in
cemento e le strade di asfalto, forse vediamo un albero e qualche aiuola. Di questo ne siamo più che
entusiasti, ma non basta. La vivibilità dell’ambiente urbano e il miglioramento del microclima delle nostre
città si possono raggiungere solo diffondendo le aree verdi. Ma la maggior parte degli spazi urbani è
caratterizzato da una edificazione di tipo intensivo. Ed allora, quali spazi possono ospitare la vegetazione?
Una risposta è stata quella di sistemare il verde “in testa” alle costruzioni.
Dagli anni'60, allor quando si è diffuso il concetto di ecologia, il tetto giardino è stato visto come una
possibile soluzione per il risparmio energetico e una risposta per l’inquinamento. Oggi sempre più
progettisti includono il tetto verde nelle proprie opere , consentendone, così, lo sviluppo e la ricerca.
L’idea è nata forse per un fatto puramente estetico, ma poi si è scoperto quanti vantaggi e benefici questo
sistema può apportare alla città, agli edifici e all'uomo stesso.
Difatti, il green roof è in grado di ristabilire un certo equilibrio tra vegetazione e costruito, riducendo sia le
emissioni di anidride carbonica in città, che l’effetto “isola di calore”. Quest’ultimo fenomeno è denominato
Urban Heat Island Effect (UHI, effetto dell’isola di calore urbana), e si indica con esso quel processo che
innesca l’innalzamento della temperatura media urbana rispetto a quella riscontrata nelle zone rurali
limitrofe. La particolare morfologia delle aree urbane odierne ha incrementato la capacità di accumulo
energetico e ridotto gli scambi di calore verso le zone circostanti, di conseguenza, una maggiore quantità
di energia rimane all'interno della città stessa e l’ambiente risulta più caldo. Nel centro città, difatti, la
grande concentrazione di aree edificate e le pavimentazioni stradali, unite all'elevata conducibilità termica
di alcuni materiali, quali il cemento armato, determinano un assorbimento del 10% in più di energia solare
rispetto ad una corrispondente area coperta da vegetazione. La differenza di temperatura tra città e
campagna è massima qualche ora dopo il tramonto ed è minima nel primo pomeriggio. Durante le ore
notturne la situazione non migliora: l’irraggiamento infrarosso del calore accumulato durante il giorno viene
intercettato dagli edifici che si fronteggiano anziché disperdersi nello spazio. Una prima e immediata
conseguenza è il crescente consumo dell’energia elettrica, utilizzata, ad esempio, per alimentare i
condizionatori per il raffrescamento estivo. Questi, uniti alla produzione di polveri, e all'immissione di sostanze inquinanti, contribuiscono all'innalzamento della temperatura trasformando la città in una vera è
propria isola di calore.
Il processo fotosintetico delle piante può, in questo, venirci incontro. Esso trasforma l’energia solare in
energia biochimica assorbendo, in particolare, la radiazione più calda. E’ stato calcolato che il verde
assorbe una percentuale pari al 60-90% della radiazione solare. Inoltre, l’ombreggiamento della
vegetazione riduce il carico termico entrante negli edifici fino al 50%, abbassando le temperature
superficiali. Le coperture tradizionali possono arrivare a temperature anche superiori gli 80°, mentre un
tetto a verde fa si che queste temperature non superino i 25° sulla superficie.
Per di più, la vegetazione, data la sua capacità di fissare la polvere, trattiene la stessa evitando che resti
sospesa nell'aria. Polvere che è spesso causa di quelle fastidiosissime allergie, oggi sempre più diffuse.
Ed ancora, Il tetto verde, con soli 8 cm di terriccio è in grado di trattenere in copertura, e restituire
all'ambiente con l’evaporazione, fino al 70% della pioggia. L’acqua piovana, evaporando lentamente,
impedisce il surriscaldamento della copertura e sottrae calore agli ambienti sottostanti. Tale fenomeno
determina un certo risparmio energetico di cui è bene tener conto nella progettazione dell’edificio stesso.
Altra conseguenza delle mutate temperature del centro urbano, è la maggiore frequenza di temporali,
spesso anche violenti. In questo, il green roof, se applicato in larga scala, può ridurre sostanzialmente la
quantità di acqua che defluisce nel sistema fognario, alleggerendone il carico. Di conseguenza l’usura
arrecata all'impianto è ridotta, comportando anche un minore costo per la collettività.
Per di più, il tetto verde, è capace di migliorare l’isolamento acustico abbattendo fino a 3dB esternamente
ed 8dB all'interno della costruzione.
Il green roof è, inoltre, una vera e propria protezione del tetto in grado di prolungarne la vita riducendo gli
shock termici del manto impermeabile ed i movimenti strutturali dell’edificio.
In ultimo, e non meno importante, il green roof migliora l’impatto visivo delle coperture, sia piane che a
falde, e può essere pensato come luogo naturale dove alcune specie di piante e animali possono trovare
un habitat e svilupparsi in sintonia con l’ambiente.
TETTI A VERDE: LE DUE TIPOLOGIE
E’ chiaro, a questo punto, quanto sia importante conoscere le condizioni climatiche locali prima di
affrontare la progettazione di un green roof, e quanto sia fondamentale la scelta dei materiali sia da un
punto di vista tecnico e funzionale che ecologico.
Esistono due tipologie di tetto verde definite una a coltivazione estensiva e l’altra a coltivazione intensiva.
La prima soluzione è adatta sia per coperture a falde (fino a 30°) che piane. Il substrato terroso è costituito
prevalentemente da componenti minerali e ha uno spessore di 10-15 cm sul quale è possibile collocare
piante con una lunghezza di radici contenuta. Lo strato vegetativo sarà costituito principalmente da piante
grasse, da muschio, o da un tappeto erboso. Inoltre, grazie al sottile strato di terra, non è molto pesante e
si può adattare anche su strutture esistenti. La manutenzione è ridotta e non necessita solitamente di
irrigazione addizionale.
La seconda tipologia è, invece, applicabile solo alle coperture piane. E’ un vero e proprio giardino con
prato, piante e alberi. Il substrato terroso ha uno spessore che varia dai 50 agli 80 cm e richiede,
ovviamente, una struttura portante che sia in grado di reggerne il peso. Possiede delle ottime proprietà di
isolamento termico e acustico. Ha una maggiore ritenzione delle acque piovane, ma necessita
ugualmente di un sistema di irrigazione supplementare e di una maggiore manutenzione.
Il costo, per la messa in opera di un tetto verde, varia dai 40 ai 130 euro a metro quadrato per un prato. Le
spese, ovviamente, aumentano per la realizzazione di un giardino pensile con piante. La soluzione a
verde intensivo prevede, dunque, maggiori costi di investimento e di manutenzione.
In generale, comunque, la presenza del tetto verde aumenta il valore dell’edificio dal 3% al 20%.
STRATIFICAZIONE
Nell'immagine che segue, sono riportate due diverse stratificazioni del tetto verde:
mercoledì 26 marzo 2014
I Tetti a Verde
Tetto che in generale potremmo distinguere in:
1. tetto caldo caratterizzato dalla seguente stratificazione:
a. solaio
b. barriera al vapore
c. strato isolante
d. impermeabilizzazione
e. strato protettivo antiradice
f. strato drenante
g. tessuto filtrante
h. terriccio
i. vegetazione;
2. tetto freddo: differisce dalla soluzione del tetto caldo solo per l’inserimento di una camera d’aria
tra l’isolante e lo strato impermeabilizzante;
3. tetto rovescio: in esso, rispetto al primo caso, si antepone l’impermeabilizzazione allo strato
isolante.
Inoltre, per protezione antiradice si intende quello strato che impedisce alle radici delle piante di aggredire
la guaina impermeabile del tetto. Mentre, lo strato protettivo in tessuto immarcescibile viene utilizzato per
raccogliere le sostanze nutritive filtrate dagli strati superiori.
I MATERIALI
L’elemento drenante, che viene posato a secco su tutta la superficie del tetto, funziona come un
regolatore dell’umidità del terreno: garantisce l’accumulo delle acque necessarie per il sostentamento
delle piante e il drenaggio di quelle in eccesso. I materiali utilizzati vanno dal polietilene riciclato al
caucciù. Si utilizzano elementi leggeri e stabili alla compressione ed al calpestio in grado di fornire anche
una coibentazione termica e acustica aggiuntiva al tetto, nonché una protezione alla copertura sottostante.
Il tessuto filtrante, contrariamente allo strato drenante, svolge la funzione di impedire all’acqua di dilavare
le particelle fini del terriccio. Difatti è un prodotto con una struttura omogenea, stabile e ad alta
permeabilità, particolarmente resistente alla decomposizione e al gelo. E’ realizzato con fibre di poliestere
e polipropilene.
Lo spessore del terriccio dipende dal tipo di giardino progettato: da 10 a 20 cm, si possono piantare
solamente dei tappeti erbosi o delle erbacee perenni; con 25 cm c’è la possibilità di collocare dei piccoli
arbusti, fino ad un’altezza massima di 1 m; con spessori di terriccio di 30 cm, si possono mettere anche
cespugli di considerevoli altezza, fino a 3 m; infine, con lo spessore di 50-80 cm si possono piantare veri e
propri alberi, anche con altezze di una decina di metri. La funzione dello strato di terra è, dunque, quella di
ancorare la vegetazione. Solitamente, esso viene prodotto dal compostaggio di corteccia, residui vegetali
e arricchito con argilla e fibre, sostanze nutritive per le piante. Il terriccio accresce la massa della
copertura, che può ulteriormente aumentare con la presenza di acqua. In estate questa caratteristica
permette di smorzare e ritardare consistentemente il picco di calore entrante dal tetto. Mentre in inverno
permette di accumulare lo scarso calore diurno per poi riemetterlo nell’ambiente durante le ore più fredde
della notte.
L’ultimo strato è quello della vegetazione. La scelta del tipo di pianta da utilizzare, come già detto, dipende
dallo spessore del terriccio. Le piante innescano un fenomeno di cui bisogna tener conto:
l’evapotraspirazione. Esso è generato dall’unione di due diversi processi fisici: la traspirazione e
l’evaporazione dell’acqua. Le piante attraverso la traspirazione riescono ad assorbire dal terreno l’acqua
necessaria alla loro sopravvivenza cedendo l’eccesso, grazie alla radiazione solare, sotto forma di flusso
di calore latente. Ad esempio, in un’assolata giornata estiva, un albero può far evaporare fino a 1.460 kg di acqua, con un’energia risparmiata pari a 870 MJ. Contemporaneamente alla traspirazione si verifica
anche l’evaporazione dell’acqua contenuta nel terreno. Anch’essa è innescata naturalmente dai raggi
solari e rappresenta un importante flusso di calore latente. Questo fenomeno riduce il carico termico
entrante e può attivare un flusso di energia che porta verso l’esterno il calore in eccesso nel locale
sottostante: in questo senso, il tetto verde raffresca “attivamente” l’edificio.

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