mercoledì 26 marzo 2014

I Tetti a Verde

VANTAGGI DEI TETTI A VERDE

 Il costruito, negli ultimi decenni, ha sostituito intere distese di terra verde. Nelle nostre città tra un muro in cemento e le strade di asfalto, forse vediamo un albero e qualche aiuola. Di questo ne siamo più che entusiasti, ma non basta. La vivibilità dell’ambiente urbano e il miglioramento del microclima delle nostre città si possono raggiungere solo diffondendo le aree verdi. Ma la maggior parte degli spazi urbani è caratterizzato da una edificazione di tipo intensivo. Ed allora, quali spazi possono ospitare la vegetazione? Una risposta è stata quella di sistemare il verde “in testa” alle costruzioni. Dagli anni'60, allor quando si è diffuso il concetto di ecologia, il tetto giardino è stato visto come una possibile soluzione per il risparmio energetico e una risposta per l’inquinamento. Oggi sempre più progettisti includono il tetto verde nelle proprie opere , consentendone, così, lo sviluppo e la ricerca. L’idea è nata forse per un fatto puramente estetico, ma poi si è scoperto quanti vantaggi e benefici questo sistema può apportare alla città, agli edifici e all'uomo stesso. Difatti, il green roof è in grado di ristabilire un certo equilibrio tra vegetazione e costruito, riducendo sia le emissioni di anidride carbonica in città, che l’effetto “isola di calore”. Quest’ultimo fenomeno è denominato Urban Heat Island Effect (UHI, effetto dell’isola di calore urbana), e si indica con esso quel processo che innesca l’innalzamento della temperatura media urbana rispetto a quella riscontrata nelle zone rurali limitrofe. La particolare morfologia delle aree urbane odierne ha incrementato la capacità di accumulo energetico e ridotto gli scambi di calore verso le zone circostanti, di conseguenza, una maggiore quantità di energia rimane all'interno della città stessa e l’ambiente risulta più caldo. Nel centro città, difatti, la grande concentrazione di aree edificate e le pavimentazioni stradali, unite all'elevata conducibilità termica di alcuni materiali, quali il cemento armato, determinano un assorbimento del 10% in più di energia solare rispetto ad una corrispondente area coperta da vegetazione. La differenza di temperatura tra città e campagna è massima qualche ora dopo il tramonto ed è minima nel primo pomeriggio. Durante le ore notturne la situazione non migliora: l’irraggiamento infrarosso del calore accumulato durante il giorno viene intercettato dagli edifici che si fronteggiano anziché disperdersi nello spazio. Una prima e immediata conseguenza è il crescente consumo dell’energia elettrica, utilizzata, ad esempio, per alimentare i condizionatori per il raffrescamento estivo. Questi, uniti alla produzione di polveri, e all'immissione di sostanze inquinanti, contribuiscono all'innalzamento della temperatura trasformando la città in una vera è propria isola di calore. Il processo fotosintetico delle piante può, in questo, venirci incontro. Esso trasforma l’energia solare in energia biochimica assorbendo, in particolare, la radiazione più calda. E’ stato calcolato che il verde assorbe una percentuale pari al 60-90% della radiazione solare. Inoltre, l’ombreggiamento della vegetazione riduce il carico termico entrante negli edifici fino al 50%, abbassando le temperature superficiali. Le coperture tradizionali possono arrivare a temperature anche superiori gli 80°, mentre un tetto a verde fa si che queste temperature non superino i 25° sulla superficie. Per di più, la vegetazione, data la sua capacità di fissare la polvere, trattiene la stessa evitando che resti sospesa nell'aria. Polvere che è spesso causa di quelle fastidiosissime allergie, oggi sempre più diffuse. Ed ancora, Il tetto verde, con soli 8 cm di terriccio è in grado di trattenere in copertura, e restituire all'ambiente con l’evaporazione, fino al 70% della pioggia. L’acqua piovana, evaporando lentamente, impedisce il surriscaldamento della copertura e sottrae calore agli ambienti sottostanti. Tale fenomeno determina un certo risparmio energetico di cui è bene tener conto nella progettazione dell’edificio stesso. Altra conseguenza delle mutate temperature del centro urbano, è la maggiore frequenza di temporali, spesso anche violenti. In questo, il green roof, se applicato in larga scala, può ridurre sostanzialmente la quantità di acqua che defluisce nel sistema fognario, alleggerendone il carico. Di conseguenza l’usura arrecata all'impianto è ridotta, comportando anche un minore costo per la collettività. Per di più, il tetto verde, è capace di migliorare l’isolamento acustico abbattendo fino a 3dB esternamente ed 8dB all'interno della costruzione. Il green roof è, inoltre, una vera e propria protezione del tetto in grado di prolungarne la vita riducendo gli shock termici del manto impermeabile ed i movimenti strutturali dell’edificio. In ultimo, e non meno importante, il green roof migliora l’impatto visivo delle coperture, sia piane che a falde, e può essere pensato come luogo naturale dove alcune specie di piante e animali possono trovare un habitat e svilupparsi in sintonia con l’ambiente.

TETTI A VERDE: LE DUE TIPOLOGIE

 E’ chiaro, a questo punto, quanto sia importante conoscere le condizioni climatiche locali prima di affrontare la progettazione di un green roof, e quanto sia fondamentale la scelta dei materiali sia da un punto di vista tecnico e funzionale che ecologico. Esistono due tipologie di tetto verde definite una a coltivazione estensiva e l’altra a coltivazione intensiva. La prima soluzione è adatta sia per coperture a falde (fino a 30°) che piane. Il substrato terroso è costituito prevalentemente da componenti minerali e ha uno spessore di 10-15 cm sul quale è possibile collocare piante con una lunghezza di radici contenuta. Lo strato vegetativo sarà costituito principalmente da piante grasse, da muschio, o da un tappeto erboso. Inoltre, grazie al sottile strato di terra, non è molto pesante e si può adattare anche su strutture esistenti. La manutenzione è ridotta e non necessita solitamente di irrigazione addizionale. La seconda tipologia è, invece, applicabile solo alle coperture piane. E’ un vero e proprio giardino con prato, piante e alberi. Il substrato terroso ha uno spessore che varia dai 50 agli 80 cm e richiede, ovviamente, una struttura portante che sia in grado di reggerne il peso. Possiede delle ottime proprietà di isolamento termico e acustico. Ha una maggiore ritenzione delle acque piovane, ma necessita ugualmente di un sistema di irrigazione supplementare e di una maggiore manutenzione. Il costo, per la messa in opera di un tetto verde, varia dai 40 ai 130 euro a metro quadrato per un prato. Le spese, ovviamente, aumentano per la realizzazione di un giardino pensile con piante. La soluzione a verde intensivo prevede, dunque, maggiori costi di investimento e di manutenzione. In generale, comunque, la presenza del tetto verde aumenta il valore dell’edificio dal 3% al 20%.

STRATIFICAZIONE

 Nell'immagine che segue, sono riportate due diverse stratificazioni del tetto verde:



Tetto che in generale potremmo distinguere in: 
1. tetto caldo caratterizzato dalla seguente stratificazione: 
a. solaio 
b. barriera al vapore 
c. strato isolante 
d. impermeabilizzazione 
e. strato protettivo antiradice 
f. strato drenante 
g. tessuto filtrante 
h. terriccio 
i. vegetazione; 

2. tetto freddo: differisce dalla soluzione del tetto caldo solo per l’inserimento di una camera d’aria 
tra l’isolante e lo strato impermeabilizzante; 

3. tetto rovescio: in esso, rispetto al primo caso, si antepone l’impermeabilizzazione allo strato 
isolante. 

 Inoltre, per protezione antiradice si intende quello strato che impedisce alle radici delle piante di aggredire 
la guaina impermeabile del tetto. Mentre, lo strato protettivo in tessuto immarcescibile viene utilizzato per 
raccogliere le sostanze nutritive filtrate dagli strati superiori. 

I MATERIALI

L’elemento drenante, che viene posato a secco su tutta la superficie del tetto, funziona come un
regolatore dell’umidità del terreno: garantisce l’accumulo delle acque necessarie per il sostentamento 
delle piante e il drenaggio di quelle in eccesso. I materiali utilizzati vanno dal polietilene riciclato al 
caucciù. Si utilizzano elementi leggeri e stabili alla compressione ed al calpestio in grado di fornire anche 
una coibentazione termica e acustica aggiuntiva al tetto, nonché una protezione alla copertura sottostante. 
Il tessuto filtrante, contrariamente allo strato drenante, svolge la funzione di impedire all’acqua di dilavare 
le particelle fini del terriccio. Difatti è un prodotto con una struttura omogenea, stabile e ad alta 
permeabilità, particolarmente resistente alla decomposizione e al gelo. E’ realizzato con fibre di poliestere 
e polipropilene. 
Lo spessore del terriccio dipende dal tipo di giardino progettato: da 10 a 20 cm, si possono piantare 
solamente dei tappeti erbosi o delle erbacee perenni; con 25 cm c’è la possibilità di collocare dei piccoli 
arbusti, fino ad un’altezza massima di 1 m; con spessori di terriccio di 30 cm, si possono mettere anche 
cespugli di considerevoli altezza, fino a 3 m; infine, con lo spessore di 50-80 cm si possono piantare veri e 
propri alberi, anche con altezze di una decina di metri. La funzione dello strato di terra è, dunque, quella di 
ancorare la vegetazione. Solitamente, esso viene prodotto dal compostaggio di corteccia, residui vegetali 
e arricchito con argilla e fibre, sostanze nutritive per le piante. Il terriccio accresce la massa della 
copertura, che può ulteriormente aumentare con la presenza di acqua. In estate questa caratteristica 
permette di smorzare e ritardare consistentemente il picco di calore entrante dal tetto. Mentre in inverno 
permette di accumulare lo scarso calore diurno per poi riemetterlo nell’ambiente durante le ore più fredde 
della notte.
L’ultimo strato è quello della vegetazione. La scelta del tipo di pianta da utilizzare, come già detto, dipende 
dallo spessore del terriccio. Le piante innescano un fenomeno di cui bisogna tener conto: 
l’evapotraspirazione. Esso è generato dall’unione di due diversi processi fisici: la traspirazione e 
l’evaporazione dell’acqua. Le piante attraverso la traspirazione riescono ad assorbire dal terreno l’acqua 
necessaria alla loro sopravvivenza cedendo l’eccesso, grazie alla radiazione solare, sotto forma di flusso 
di calore latente. Ad esempio, in un’assolata giornata estiva, un albero può far evaporare fino a 1.460 kg di acqua, con un’energia risparmiata pari a 870 MJ. Contemporaneamente alla traspirazione si verifica 
anche l’evaporazione dell’acqua contenuta nel terreno. Anch’essa è innescata naturalmente dai raggi 
solari e rappresenta un importante flusso di calore latente. Questo fenomeno riduce il carico termico 
entrante e può attivare un flusso di energia che porta verso l’esterno il calore in eccesso nel locale 
sottostante: in questo senso, il tetto verde raffresca “attivamente” l’edificio. 


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